Noi ci siamo (anche in lockdown) – Sissa-Trecasali
Sono Silvia, un’educatrice volontaria degli oratori di Sissa e Trecasali e seguo il gruppo giovani della parrocchia. Voglio raccontare l’esperienza vissuta nella nostra realtà durante il periodo di lockdown, che ci ha visti isolati, ad affrontare situazioni di paura e di dolore. Appena le misure si sono fatte più stringenti, insieme alla coordinatrice di oratorio, ci siamo interrogate su come potessimo continuare ad essere educatori in quel difficile momento e su cosa potessimo proporre ai nostri ragazzi, perché continuassero a sentirsi parte di un gruppo, nonostante fossimo tutti isolati nelle nostre case.
Insieme, abbiamo pensato che fosse opportuno provare a lanciare delle attività a distanza, anche ludiche, per mantenere innanzitutto un legame con i ragazzi e per dare loro un segno che dicesse “noi ci siamo!”.
\Abbiamo dunque iniziato proponendo sui gruppi whatsapp una rubrica giornaliera, dal nome “TripAdVirus”, in cui ogni giorno lanciavamo una sfida, un gioco, un’attività, una canzone, una riflessione, una videochiamata… Le proposte ai gruppi dagli 11 ai 14 anni e dai 15 ai 17 anni da aprile si sono diradate, mantenendosi sulle 2 o 3 a settimana, visti gli impegni telematici scolastici ed extra-scolastici molto fitti dei ragazzi, mentre quelle per gli universitari (il gruppo giovani) hanno mantenuto una cadenza quotidiana, per un totale di 70 giorni di sfide, giochi, attività di riflessione, di preghiera e incontri tramite le piattaforme digitali. La risposta è stata molto positiva, i ragazzi si sono lasciati coinvolgere, chi più chi meno, ma “ci sono stati”. Soprattutto i giovani hanno mostrato molto coinvolgimento, realizzando video, contenuti digitali, canzoni rap sull’oratorio e molto altro.
La ragione di una proposta con un calendario così fitto e intenso è stata la volontà di mantenere forti le relazioni e la vicinanza e anche di dare una sorta di regolarità e ritualità in un periodo che rischiava di diventare senza regole o un insieme di giorni non vissuti, senza valore. Inoltre, come gruppo giovani, ci siamo messi a disposizione del nostro Comune per svolgere alcune commissioni per le persone in quarantena e per anziani che vivono da soli. Tale esperienza è stata possibile misurando ragionevolmente di volta in volta le forze che avevamo a disposizione; abbiamo pensato che in un momento di reale pericolo per la salute collettiva come quello in cui ci troviamo tutt’ora, i giovani potessero essere l’unica vera risorsa per la comunità e che fosse nostro dovere civico quello di metterci a disposizione, ma ovviamente tutelando anche noi stessi, per cui tale servizio non è stato mai imposto, ma scelto dai ragazzi, anche con l’approvazione delle loro famiglie.
A fine marzo, sempre in collaborazione con il Comune e con l’ufficio di Assistenza Sociale, abbiamo attivato un servizio di “tele-compagnia” a sostegno di persone anziane e sole che si sono trovate a far fronte ad una situazione inaspettata, difficile, di incertezza e di paura. Concretamente, qualche giovane e anche qualche genitore si sono impegnati a telefonare quotidianamente agli anziani che ne hanno fatto richiesta, semplicemente per chiacchierare con loro e tenere loro un po’ di compagnia in quei giorni pesanti. Sembra strano, ma a volte 10 minuti di chiacchiere possono cambiare la giornata a qualcuno e non penso sia stato un semplice servizio di “assistenza”, ma credo che la relazione che si è venuta a creare attraverso questo canale sia stata motivo di crescita non solo per i giovani, ma per l’intera comunità.
Tali esperienze sono state frutto della volontà innanzitutto di ESSERCI: per i ragazzi, per la comunità, per il paese. Essere presenti in un periodo di distanza fisica è stata una sfida, abbiamo scelto di tentare, senza sapere quale sarebbe stata la risposta, ma compiendo un piccolo coraggioso passo alla volta, confrontandoci sempre con la rete in cui siamo inseriti e dandoci supporto a vicenda nei momenti di crisi.
(Testimonianza raccolta nel dicembre 2020)