I PASSI / La continuità del percorso
Se la vita cristiana è un cammino di discepolato che inizia con il battesimo e non termina mai, educare a questa vita significa dunque imparare che ogni momento può essere vissuto alla luce del Signore Risorto. In altre parole, dalla vita cristiana non si va mai in vacanza. Usando la metafora del cammino: il pellegrinaggio necessita sì di momenti di sosta, ma non di interruzioni. È in questo senso che le soste, così come le tappe, fanno parte del cammino. Ecco perché un elemento fondamentale di cui tener conto in un percorso di Pastorale Giovanile è la continuità nel tempo. Adottare una scansione temporale che segue i ritmi scolastici (per intenderci, solo i mesi da ottobre a maggio) rischia di essere associata all’apprendimento cognitivo e non alla vita, che segue altri ritmi.
Pertanto bisogna iniziare a progettare con una scansione temporale annuale, di 365 giorni (o anche biennale), considerando i tempi più liberi dagli impegni come opportunità per esperienze diverse. Un esempio sono i campi (invernali ed estivi), le esperienze di convivenza, quelle di servizio, i viaggi missionari. Se i ragazzi ci stanno a cuore davvero e stiamo camminando con loro, non possiamo andare in ferie dal nostro compito educativo. Tre mesi “di pausa”, senza sentirli né proporre nulla, sono una sosta troppo lunga che incide sul ritmo del camminare.
In fondo le domande che molti educatori si sono fatti nei mesi del lockdown sono andate in questa direzione: “come fare per mantenere la relazione educativa pur non vedendosi?”, “quali proposte fare per continuare ad accompagnarli nella loro crescita?”.
In realtà è tutto quanto l’anno che va progettato, sempre in modo adattativo, dando un ritmo di progressione che tenga alta la voglia di camminare, alternando sapientemente momenti diversi e persino di sosta, in un susseguirsi di incontri ed esperienze significative, dinamiche e strutturate, con momenti forti e appuntamenti che innervano il cammino feriale degli incontri di gruppo.